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I Social si pagano, eccome

Da qualche anno sul social Facebook vari utenti pubblicavano un testo dove dichiaravano di non consentire l’uso dei loro dati da parte della società che gestisce il servizio. Questo testo veniva considerato da tutti come “fake news”, una “bufala”, in poche parole una notizia falsa, soprattutto per il fatto che non veniva condivisa una notizia esponendone la fonte originale, bensì si chiedeva di fare un “copia – incolla” in modo da perdere le tracce del vero punto di partenza (lo stesso social?). Il punto saliente del post è che diceva che FB sarebbe stato a pagamento e che occorreva pubblicare quello specifico testo affinché FB non avesse il diritto di utilizzare tutto quanto condiviso con i propri amici e conoscenti del social…

Tutti, me compreso, abbiamo in un certo senso deriso silenziosamente (in certi casi anche non silenziosamente e con più accanimento…) chi condivideva questo messaggio. D’altronde anche gli esperti del settore hanno etichettato il testo come falso e “ben lungi dalla realtà”.

Giovedì 9 novembre 2023 con grande sorpresa invece della solita sezione per l’accesso alla pagina Facebook mi sono però trovato un messaggio che praticamente informa che per continuare a utilizzare Facebook e anche Instagram devo impegnarmi a pagare CHF 9.90 al mese per entrambe, oppure devo consentire alla società che gestisce queste piattaforme di utilizzare liberamente i miei dati per i loro scopi commerciali.

Ovviamente il messaggio è sintetico e permette l’accesso “senza ulteriori costi” in modo che si cada nel tranello e, pur di accedere, si consente proprio al gruppo commerciale di utilizzarci come invece la legge sulla protezione dei dati vorrebbe evitare.

A distanza di un paio di giorni ecco che anche Instagram non consente l’accesso a meno che si paghino 12 CHF al mese per i due servizi. Stranamente da Facebook bastano 9.90 per entrambe, ma Instagram ne vuole 12.-

Ovviamente mi sono posto qualche domanda ed ho approfondito di quali dati si stia parlando. Sono dati che il gruppo (Meta) gestisce con il loro sistema informatico in modo da continuare a mostrarci quello che vogliono facendoci credere che sia quello che l’utente vuole. Un po’ come Netflix dove in base ai film che ti sono piaciuti ti sottopone quelli che ritengono ti possano piacere, anche se nella maggior parte dei casi non hanno nulla a che vedere con quelli che ti piacciono. Solitamente quelli proposti sono quelli che riescono a monetizzare l’operazione commerciale più redditizia (le serie), ma intanto però non ti mostrano altro materiale che invece ti piacerebbe veramente vedere…

Ora perché scrivo tutto questo? Semplicemente per il fatto che non avendo più accesso a questi (finti) servizi pubblici, non ho più la possibilità di fare il mio servizio di informazione su pagine come Ticino&Lavoro, Pro Valle di Muggio, Io abito a Castello, Parrocchia di Sant’Eusebio e altre pagine minori, e quindi sono dispiaciuto per tutte quelle persone che hanno seguito con interesse queste pagine.

Qualcuno mi ha suggerito di accettare comunque, che non sono cose gravi, che si tratta di una situazione come quella dei famosi “cookies” che vengono accettati su moltissime pagine. Ebbene da un po’ di tempo evito le pagine dove già all’apertura del sito pretendono che l’utente accetti questi “biscotti” perché “tengono alla tua incolumità, sicurezza e protezione”. Se vermente fosse così non mi piazzerebbero una “spia” nel computer ma mi darebbero la possibilità, come fanno le pagine serie, di accedere al sito senza portarmi via quello che loro vogliono che mi porti via. A chi crede che si tratti di cose innocenti e prive di pericolosità chiedo di informarsi un po’ più approfonditamente su tutte le implicazioni che, in modo sottile, indiretto e quasi impercettibile, vanno a pesare sul borsello di tutti andando ad ingrossare il borsello di pochi.

Sono meccanismi così ampi e che in molti ritengono normali e legali, perché è normale e legale realizzare utili con questi metodi, e se le autorità preposte al controllo cercano di proteggere chi ci casca allora si trova il modo di aggirare il blocco facendo credere all’utente che può tranquillamente ancora pubblicare sul social premendo quel bottone “continua senza ulteriori costi” che piace così tanto ed è senz’altro sempre meglio che pagare 9.90 (o 12.-) al mese…

 

Torno a dire… da anni girava l’informazione, sempre smentita e considerata “fake”, di un servizio a pagamento, così che ora che lo diventa veramente nessuno vi dà peso e continua a “passarci su” e probabilmente lo ha già accettato.